lunedì 17 gennaio 2011

Maghreb in movimento

La Tunisia sta vivendo momenti molto concitati, e (pur se in negativo) anche l'Egitto sembra vivere momenti di svolta - del resto la solidarietà della società civile egiziana verso i Copti mostra che in parallelo alla "svolta estremista" esiste anche una "svolta progressista" probabilmente più vasta della prima, che però ha il vantaggio di essere più visibile, grazie ai nostri media. Probabilmente assisteremo a una propagazione delle rivolte in altre zone del Maghreb, specialmente nei paesi governati in modo più rigido e corrotto. Ovviamente l'innesco è arrivato con la crisi economica e l'aumento dei prezzi dei beni primari, che è andato a sovrapporsi con un'alta disoccupazione. Ma - dicevo - è stato appunto solo l'innesco per una carica che era stata piazzata da tempo, a forza di regimi autoritari, istruzione bassa - non solo per le donne, corruzione, arbitrio nell'esercizio del potere altre cose così. A quanto pare - fino ad ora, almeno - la popolazione si è dimostrata più avanti dei propri governanti, e se la transizione avverrà in modo "regolare" (tradotto: senza che i militari si mettano di mezzo e libere elezioni per scegliere un nuovo governo) ne avranno tutti da guadagnare, noi europei compresi.
Infatti, se partisse una effettiva democrazia in tutto il Maghreb - o almeno in una buona parte - anche l'economia, nel medio termine, superata questa crisi, dovrebbe funzionare meglio, il che significa che in futuro - magari anche con l'aiuto dell'Europa per accelerare questo processo - il Nordafrica potrebbe assorbire almeno una parte dei migranti provenienti dall'Africa sub-sahariana. Per ottenere questo, però, è necessario un funzionamento democratico delle istituzioni, perché è risaputo che le dittature e i regimi autoritari portano a cattive condizioni economiche e concentrazione della ricchezza, mentre le democrazie portano a prosperità e distribuzione della ricchezza. In questa transizione è importante il supporto degli Stati democratici.
Questo potrebbe dare un nuovo corso alla storia dell'Africa: per la prima volta la generazione del reddito viene dall'interno del proprio territorio e non da un altro continente. Comincerebbe a stare sulle sue gambe, come del resto in molti altri paesi sta già cominciando a fare. Tradotto: aspettiamoci che tra dieci anni al massimo l'Africa sarà sulla pista di decollo, magari non come la Cina ma come il Brasile sì. Preparatevi.